Tutti fuori da Facebook: la rivolta per la difesa della privacy

Il prossimo 31 maggio tutti fuori da Facebook! Quitfacebookday.com, un sito internet ha invitato tutti gli utenti del noto social network ha cancellare il proprio account da Facebook il 31 maggio per protestare contro la gestione non certo sicura dei dati personali. Secondo il sito Su Facebook non ci sono solo amici ma anche nemici che molto spesso utilizzano Facebook per altri motivi violando la privacy degli utenti.

Questo sito internet è nato appositamente per protestare contro questa cattiva gestione dei dati degli utenti invitando tutti ad abbandonare il social network. Sono già più di dodicimila gli iscritti che hanno dato la loro adesione confermando di eliminare il proprio profilo da Facebook e indicando il proprio nome su Quitfacebookday.com. Questa è una protesta per sensibilizzare coloro che non sanno a cosa vanno incontro usando Facebook visto che il social network ha avuto molti avvertimenti per via della privacy degli utenti che più volte è stata violata.

Il sito spiega: “Facebook vi lascia la scelta di gestire i vostri dati personali, ma non è una giusta decisione. Si tratta di un compito troppo complesso, delicato e difficile da poter gestire per un utente, e Facebook lo rende ancora più complicato. Noi pensiamo che Facebook non abbia molto rispetto delle vostre informazioni riservate”, quindi invita tutti ad una riflessione e aggiunge: “Lasciare Facebook è come smettere di fumare: non è un passo semplice, ma la nostra iniziativa potrebbe aiutarvi.”

Quando a gennaio Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, ha decretato la “fine dell’era della privacy” e poi ancora un mese fa, quando ha deciso di rendere pubblici in rete tutti i dati personali dei suoi utenti che non invocano esplicitamente e tempestivamente il diritto alla riservatezza, Zuckerberg era convinto che la filosofia della condivisione fosse penetrata nel mondo di Internet fino al punto di far passare quasi inosservato questo suo ultimo colpo di mano. Invece gli americani, la cui sensibilità per la privacy è sicuramente inferiore a quella degli europei, hanno reagito come ad una scossa elettrica, riscoprendo improvvisamente il valore della riservatezza.

Guru della rete e blogger sono stati i primi a denunciare che Facebook è stata spinta su questa strada da obiettivi di profitto, più che dalla logica «social» del suo servizio. Poi è arrivato l’intervento dei politici e delle authority. Nelle ultime settimane Zuckerberg ha dovuto preoccuparsi della sollevazione del Congresso Usa e delle authority per la tutela dei dati personali di mezzo mondo, Europa in testa, che gli chiedono di fare marcia indietro. Intanto quattro studenti della New York University hanno raccolto in pochi giorni 150 mila dollari per il loro “progetto Diaspora” , un nuovo social network che nascerà in autunno e che promette di lasciare agli utenti il pieno controllo dei loro dati personali.

Così anche dai vari angoli della rete arrivano gli inviti alla rivolta, ad abbandonare la rete sociale: il primo appello l’ha lanciato MoveOn.org, l’associazioni dei militanti della sinistra radicale Usa. Poi è toccato alla campagna di FacebookProtest.com che chiede agli internauti di abbandonare la rete di Zuckerberg entro il 6 giugno. Ora invece è la volta dell’offensiva di QuitFacebookDay.com. Sono numeri che non dovrebbero preoccupare più di tanto una società che nel solo mese di maggio ha già arruolato altri 12 milioni di utenti in tutto il mondo? Per adesso, però, Zuckerberg non molla: la possibilità degli utenti di difendere la propria privacy su Facebook rimane legata a laboriose procedure indicate da un regolamento che, come nota ironicamente il New York Times, è più lungo della Costituzione americana. Ieri, però, un portavoce ha detto che la società sta studiando a fondo il problema. Intanto sul mercato arrivano le applicazioni di softwaristi indipendenti che semplificano le procedure di tutela della privacy: per ora Facebook non le avalla. Ma nemmeno le condanna.

Voi cosa ne pensate?

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