Francia: il servizio anti-P2P apre la porta agli hacker

A volte partecipare all’isteria collettiva anti-P2P può portare a errori grossolani. Ad esempio, gli utenti francesi dell’ISP Orange che hanno sottoscritto il servizio anti-file sharing si sono ritrovati esposti a qualsiasi possibile attacco esterno.

Il servizio dovrebbe garantire ai genitori che in loro assenza i figli non violino la legge Hadopi aprendo eMule o programmi simili. Per ottenere ciò basta installare il software messo a disposizione dalla stessa Orange.

Quello che però è emerso è che la Orange ha preso assolutamente sottogamba il problema della sicurezza. I ragazzi di Bluetuff hanno, infatti, scoperto facilmente l’IP utilizzato dall’ISP e si sono accorti che i dati vengono trasmessi totalmente in chiaro, esponendo gli IP degli utenti alla pubblica conoscenza.

Ma questo è il minimo: provando a forzare il sistema di sicurezza si sono resi conto che l’username e la password necessarie erano lo standard “admin”. Non il massimo della furbizia. In pratica qualsiasi hacker, anche improvvisato, ha le chiavi per riempire di virus gli incauti utenti Orange.

Probabilmente, rimane più sicuro lasciare ai propri figli la possibilità di accedere a sistemi P2P.

Fonte: http://www.onep2p.it/15/06/2010/il-sistema-anti-p2p-che-apre-la-porta-ai-malware/

Rapporto OCSE sulla banda larga: Italia settima per numero di abbonati ma ai primi posti per lentezza delle connessioni


Nei 31 Paesi che fanno parte dell'OCSE (l'Organizzazione per la collaborazione e lo sviluppo economico), la penetrazione della banda larga è aumentata di circa lo 0,5% nel corso dell'ultimo anno con 283 milioni di abbonamenti alla banda larga (23,3 persone ogni 100 abitanti nel dicembre 2009, contro le 22,8 di giugno 2009). Ora si inizia a dover guardare non solo alla sua diffusione in generale, ma anche alla velocità garantita dalla connessione.

Per numero totale di abbonamenti, l’Italia è settima con 12 milioni di abbonati:
il primo posto spetta agli Stati Uniti (81 milioni), seguiti da Giappone (31 milioni), Germania (24 milioni), Francia (19 milioni), Uk (18 milioni), Sud Corea (16 milioni).

Se si parla invece di tasso di penetrazione, si contendono il primo posto olandesi e danesi (con una penetrazione media di 37 abbonati ogni 100 abitanti), seguiti da Svizzera, Norvegia, Sud Corea, Islanda, Svezia, Lussemburgo, Francia e Germania, tutti al di sopra della media OCSE.

Per quanto riguarda la qualità di queste connessioni, su 283 milioni di linee quasi 169 milioni sono di tipo DSL (il 60%), 81 milioni via cavo (29%), 31,5 milioni su fibra (11%), con quest'ultima che rappresenta il settore maggiormente cresciuto rispetto al precedente periodo di analisi.

L'Italia, poi, è al quarto posto per costo più basso delle connessioni mobile, preceduta solo da Giappone, Regno Unito e Corea ma si attesta alle prime posizioni anche per lentezza della connessione.

Il file-sharing è come prestare un libro: la scioccante sentenza spagnola!

Nel 2005, sotto pressione della Egeda, la polizia spagnola aveva arrestato i gestori del sito CVCDGO. Si trattava di un portale che permetteva la condivisione tramite P2P di film e DVD, certamente scavalcando la proprietà intellettuale, ma facendo ciò senza fini di lucro, o per lo meno non guadagnando nulla direttamente dall’infrazione del copyright.

Ora la giustizia spagnola ha stabilito che le attività di CVCDGO non erano illegali. Un giudice, nello spiegare la propria decisione, ha proposto, poi, un paragone interessante:

“Sin dai tempi antichi ci sono stati il prestito e la vendita di libri, film, musica e altro. La differenza ora è soprattutto nel mezzo usato: prima era la carta, mentre ora tutto corre su formati digitali, permettendo uno scambio più rapido”.

Insomma, il file-sharing viene rapportato all’usanza del prestare un libro, di per sé difficilmente catalogabile come reato.

Dato che non sarà possibile chiedere l’appello, questa sentenza rischia di pesare fortemente su tutta la giurisprudenza futura, e non solo su quella spagnola.

I giovani dell'Università di Parma e l'informazione

Questo è il servizio che io e due mie compagne di corso (Chiara Zaccardi e Paola Palmisano) abbiamo realizzato per l'esame di "Comunicazione giornalistica e pubblicitaria" tenuto dal prof. Triani, nell'ambito del corso di studi in Giornalismo e cultura editoriale.

Il diritto d'autore

Il diritto d’autore nazionale non va confuso con il termine anglosassone “copyright”.Il copyright statunitense è il diritto esclusivo che l’utente ha di effettuare una copia di un autore, ai fini della distribuzione e/o dello sfruttamento commerciale, è caratterizzato dalla protezione prettamente economica dell’opera creativa e non prende in considerazione il “diritto morale”. Mentre il diritto d’autore è incentrato sia sulla tutela morale che economica dell’autore.

Per comprendere il diritto d’autore occorre innanzitutto chiarire quale è l’oggetto di tale diritto. Secondo l’art. 2575 del Codice civile e l’art. 1 della Legge sul diritto d’autore del 22 aprile 1941, n. 633: “sono protette le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alle scienze, alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro e alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione”. La legge continua, all’art. 2, precisando che sono comprese nella protezione:

  1. Le opere letterarie, drammatiche, scientifiche, didattiche, religiose, tanto in forma scritta quanto orale;
  2. Le opere e le composizioni musicali, le opere drammatico-musicali e le variazioni musicali;
  3. Le opere coreografiche e pantomimiche;
  4. Le opere della scultura, della pittura, dell’arte del disegno, dell’incisione e delle arti figurative similari, compresa la scenografia;
  5. I disegni e le opere dell’architettura;
  6. Le opere dell’arte cinematografica, muta e sonora;
  7. Le opere fotografiche e quelle espresse con procedimento analogo a quello della fotografia;
  8. I programmi dell’elaboratore, in qualsiasi forma espressi purché originali, quale risultato di creazione intellettuale dell’autore. Restano esclusi le idee e i principi che stanno alla base di qualsiasi elemento di un programma, compresi quelli alla base delle sue interfacce;
  9. Le banche di dati;
  10. Le opere del disegno industriale che presentino carattere creativo e valore artistico.

Il diritto d’autore consta di due elementi fondamentali: il diritto alla nominalità dell’opera (diritto morale) per il quale ciò che è stato creato dall’autore e deve essere riferito all’autore medesimo e la facoltà di sfruttamento economico.Il primo diritto è strettamente legato alla persone e all’autore e tale rimane, mentre il secondo è originariamente dell’autore, il quale può cederlo dietro compenso o gratuitamente (licenziatario).

In particolare il diritto morale mira a tutelare in via immediata la personalità dell’autore e l’attività in cui si materializza la sua creatività. Il diritto morale si specifica in una serie di facoltà, tutte a contenuto non patrimoniale:

  • Il diritto di inedito;
  • Il diritto alla paternità dell’opera: l’autore gode del diritto di essere pubblicamente riconosciuto come l’artefice o al contrario, non gli venga attribuita un’opera non sua o diversa da quella da lui creata;
  • Il diritto all’integrità dell’opera: l’autore può opporsi ad ogni deformazione, ,mutilazione o altra manifestazione e ad ogni atto a danno dell’opera stessa;
  • Il diritto di pentimento: l’autore ha il diritto di ritirare dal commercio, in alcuni casi ha solo l’obbligo di corrispondere un indennizzo a coloro che hanno acquistato i diritti a riprodurre, diffondere, eseguire, rappresentare o mettere in commercio l’opera stessa.

Per quanto riguarda la durata del diritto morale la legge non pone nessun termine, alla morte dell’autore il diritto di paternità intellettuale e quello dell’integrità dell’opera possono essere fatti valere, senza limiti di tempo, dal coniuge e dai figli o, in mancanza, da altri ascendenti o discendenti diretti. In diritto morale è inalienabile, ossia non può essere ceduto in nessuna forma.

L’autore possiede anche il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni forma e modo, originale o derivato. I diritti di utilizzazione economica includono:

  • Il diritto di riproduzione in più esemplari dell’opera;
  • Il diritto di trascrizione dell’opera orale;
  • Il diritto di esecuzione, rappresentazione o recitazione in pubblico;
  • Il diritto di comunicazione al pubblico;
  • Il diritto di distribuzione;
  • Il diritto di elaborazione, traduzione e pubblicazione delle opere in raccolta;
  • Il diritto di noleggio o di dare in prestito;
  • Il diritto di modificazione.

L’autore può decidere di trasferire una delle facoltà senza per questo perdere il diritto alle altre, la cessione può essere anche parziale. Per esempio in tema di diritto di distribuzione l’autore può cedere il diritto di utilizzazione economica attraverso internet, ma può trattenere quello cartaceo. La durata normale dei diritti di utilizzazione economica è per tutta la vita dell’autore e sino a termine del settantesimo anno solare dopo la sua morte; scaduti i diritti di utilizzazione economica, l’opera cade in pubblico dominio.

Numerose sono le limitazioni al diritto d’autore. L’art. 68 L.D.A. regola l’uso personale e la copia privata: “è libera la riproduzione di singole opere o brani di opere per uso personale dei lettori, fatta a mano o con mezzi di riproduzione non idonei a spaccio o diffusione dell’opera nel pubblico”. Il 2° comma stabilisce che è totalmente libera la fotocopia di tali opere, se è eseguita per i servizi della biblioteca, nei musei pubblici o negli archivi pubblici, effettuata dai predetti organismi per i propri servizi, senza alcun vantaggio economico o commerciale diretto o indiretto. I commi 4° e 5° stabiliscono i limiti dell’uso personale: la riproduzione non può superare il 15% del totale del libro se effettuata per mezzo di fotocopie, xerocopie o mezzo analogo, e all’autore e agli editori spetta un compenso corrisposto dal responsabile del centro o punto di riproduzione.

La società dell’informazione vive grazie allo scambio di dati, alla circolazione dei testi, immagini, programmi per elaboratore. In questo panorama occorre trovare le soluzioni più appropriate per garantire l’accesso alla conoscenza, utilizzando le norme esistenti, al fine di tutelare ogni diritto minacciato dal progresso tecnologico e allo stesso tempo valorizzare le nuove tecnologie che rappresentano gli strumenti essenziali per favorire la diffusione della conoscenza.

Quella del diritto d’autore è una delle discipline che più ha risentito dell’espansione della società dell’informazione. I fattori che contribuiscono alla problematicità di questa materia sono sostanzialmente legate alle caratteristiche fisiche e funzionali dei documenti digitali, alla varietà delle informazioni contenute, alle differenti e nuove modalità di utilizzo attraverso la trasmissione in rete e alla facilità di riproduzione. È essenziale, soprattutto nell’abito digitale, raggiungere un giusto equilibrio fra la tutela delle opere dell’ingegno e il diritto di accesso ai contenuti da parte dei fruitori.

In varie occasioni, le istituzioni comunitarie si sono occupate del problema della globalizzazione telematica imposta da Internet ed hanno preso in considerazione il tema della proprietà intellettuale in rete. Nel novembre del 1988, quando Internet era ancora una realtà cui avevano accesso poche centinaia di unità in tutta Europa, la Commissione Europea realizzò il c.d. libro verde “Il diritto d’autore e le sfide tecnologiche” per indicare le linee guida per giungere ad un’armonizzazione sul tema fra le legislazioni dei vari Paesi membri della Comunità.

Secondo alcune autorevoli voci, la struttura di Internet, la "globalizzazione", fenomeni quali il "no copyright", l'open source e le cyber arts rappresenterebbero la morte del diritto d'autore o l'inizio dell'agonia della tutela che la legge offre all'autore…

In effetti, non si può dire che le opere riprodotte in rete possano godere di tutela giuridica effettiva al pari delle opere su supporto tradizionale. Al contempo, è necessario evidenziare che nell’era delle new economy, nell’epoca in cui gradualmente si giunge alla smaterializzazione del supporto di informazione, non sono i beni materiali ad avere valore, ma le idee, i concetti, le immagini.

Internet, quindi, non sancisce affatto la fine del copyright, ma obbliga i giuristi a dover affrontare nuove sfide per reperire gli strumenti più adatti alla tutela dell’opera intellettuale presente in rete.

Al momento non esiste una legge completa, affidabile per quello che sono i diritti d’autore su internet tanto è vero che hanno proliferato i siti pirata. In Italia, per esempio, esiste la possibilità di non dover comprare i giornali perchè sulla rete ve li mettono gratuitamente a disposizione attraverso le rassegne stampa: il sito della Camera dei Deputati senza pagare mette a disposizione tutti i pdf dei maggiori giornali italiani, a chi faceva notare che questa rassegna stampa portava dei problemi è stato risposto che è una questione di servizio al cittadino. Il tema del diritto d’autore è totalmente fuori controllo, se il sito del Parlamento che fa le leggi e non le rispetta è un problema perché vuol dire che in Italia non esiste una legislazione forte e chiara in materia.

Google Street View: ancora guai per l'azienda di Mountain View

Ancora guai per Google Street View: dopo l'inchiesta avviata dal Canada, anche l'Australia ha deciso di avviare una procedura nei confronti del servizio di mappatura di strade (e reti WiFi) con l'accusa di violazione della normativa a tutela della privacy.

Davanti alle nuove accuse Google ha ribadito ancora la sua difesa, affermando che la privacy dei propri utenti sia una delle sue priorità, scusandosi e ribadendo che la raccolta dei dati che vanno oltre la semplice registrazione anonima delle Reti WiFi sia stato solo un errore.

La decisione di Google di mostrare alle autorità europee i dati raccolti, così come l'assunzione di responsabilità circa l'impropria raccolta dati in più di 30 paesi, sembrano tuttavia aver dato il via ad una reazione a catena mondiale e, oltre alle accuse del governo australiano, si è aperto anche un nuovo procedimento negli Stati Uniti: caso aperto da una donna dell'Oregon e da un uomo di Washington, che accusavamo Google di violare la normativa federale in materia di privacy e acquisizione dei dati con la raccolta di informazioni in materia di reti WiFi. In questo caso si chiamava in causa anche una domanda brevettuale depositata da Google nel 2008 per una tecnologia relativa proprio alla raccolta dati ulteriori attraverso le Reti WiFi: ipotizzando legami tra la pratica di mappatura delle reti WiFi finora effettuata e la tecnologia sviluppata. L'eventuale legame minerebbe alle base la difesa di Google secondo cui le violazione sarebbero state involontarie. Google ha tuttavia negato l'esistenza di un qualche legame: la colpa sarebbe di un singolo Googler, tanto che il CEO di Google, Eric Schmidt, ha affermato di voler condurre un'indagine interna contro il programmatore responsabile dell'introduzione del codice incriminato all'interno della tecnologia utilizzata dai veicoli Street View, all'insaputa dei superiori.

Tutti pazzi per il gioco!

Questo è il servizio giornalistico che il mio gruppo ha realizzato per il corso "Teorie e tecniche dei nuovi media" tenuto dal prof. Gavazzoli nell'ambito del corso di studi in Giornalismo e cultura editoriale.

Avviso importante

La nostra compagna di corso, Ileana Lecca, mi ha chiesto di aiutarla a diffondere l'indirizzo del suo nuovo blog: pisionline.blogspot.com.
Mi raccomando visitatelo!

Internet e la pornografia

Girovagando nel web ho trovato una statistica, secondo me abbastanza interessante. Questa statistica, raccogliendo i dati provenienti da diverse istituzioni affidabili, affronta la questione della pornografia su Internet. Aggregando i risultati in un'unica immagine, il quadro tracciato è inequivocabile: l'industria pornografica online è in una botte di ferro.

Il 12% (24.644.172) di tutti i siti online riguarda la pornografia, così come il 35% di tutti i download effettuati da Internet, l'8% delle e-mail (2,5 miliardi) e il 25% delle ricerche su un motore di ricerca.

Quaranta milioni di statunitensi sono visitatore regolare di siti porno. Di questi, un terzo sono donne. Numeri che portano il settore a incassare profitti pari a 4,9 miliardi di dollari l'anno (2,84 solo negli Stati Uniti).

Impressionante pensare che ogni secondo più di 28.000 persone stanno navigando siti porno e vengono spesi oltre 3.000 dollari. Il picco, per quanto il 20% degli uomini ammetta di vedere siti porno a lavoro, è la domenica.

Fonti: http://punto-informatico.it/2904878/PI/News/internet-porno.aspx

Intranet: il grande valore della comunicazione interna

L'intranet è una rete locale(LAN), o un raggruppamento di reti locali, usata all'interno di un’organizzazione per facilitare la comunicazione e l'accesso all'informazione, che può essere ad accesso ristretto. A volte il termine è riferito solo alla rete di servizi più visibile - il sistema di siti che formano uno spazio web interno – mentre in altre accezioni il termine può essere inteso come il sistema di informazioni e servizi di utilità generale accessibili dalla rete interna.

In altre parole intranet è l’applicazione digitale di una serie di informazioni che si usano in ufficio, rappresenta la raccolta di tutti quegli strumenti per chi opera all’interno di un contesto.

Le intranet aziendali sono classificate in diversi modelli:

  • Publishing: riguarda la pubblicazione, personalizzazione e visualizzazione dei contenuti su intranet, realizzando la comunicazione monodirezionale di contenuti verso il personale.
  • Document management: è un supporto all'acquisizione ed alla gestione della conoscenza esplicita, con funzioni di archiviazione, indicizzazione, correlazione e ricerca;
  • Community: è un supporto alla comunicazione e all'interazione tra utenti attraverso servizi interattivi (forum, mailing list, instant messaging, chat, etc.), finalizzati alla gestione della conoscenza all'interno dell'azienda;
  • Collaborative work: è un supporto alla collaborazione e al teamworking;
  • Legacy integration: supporto all'accesso ai sistemi informativi aziendali, ai dati e alle procedure dei sistemi gestionali e di tutti gli altri applicativi in azienda;
  • Self Service: è una funzionalità in grado di erogare servizi interattivi ai dipendenti, come e-learning, rubrica del personale, modulistica, help desk informatico etc.

Il suo aspetto varia da azienda ad azienda, prendendo forme anche completamente diverse a seconda degli obiettivi e delle teorie di management su cui il sistema viene costruito.

In ogni caso, Intranet serve ad evitare problemi di comunicazione interna, poiché è il mezzo ideale per pubblicare rapporti settimanali, promemoria, per dare vita a bacheche virtuali, messaggistica immediata e chat moderate. In questo modo, tutti i lavoratori interessati dispongono delle medesime informazioni, in modo rapido ed efficace, evitando disguidi e inutili passaparola.

Migliora inoltre l'utilizzo della posta elettronica. Inviare per posta elettronica più versioni dello stesso documento o della stessa presentazione può generare confusione e talvolta un eccesso di informazioni. Con Intranet invece gli utenti possono lavorare su un file condiviso e disporre di una posizione centrale in cui salvare la versione più aggiornata. In questo modo si risparmia anche spazio sul server.

In intranet una funzione fondamentale dovrebbe averla il motore di ricerca perché è specifico alla funzione di andare a trovare documenti, elementi, storie su un determinato concetto. Il motore di ricerca dovrebbe essere uno degli aspetti fondamentali di intranet.

Intranet, insomma, rappresenta la concezione della comunicazione in azienda, della condivisione della conoscenza, della riduzione del lavoro inutile. Rafforza la capacità di controllo del centro aziendale sull'intera attività dell'impresa, ed è utile sia per facilitare altri cambiamenti, sia per migliorare la velocità e la flessibilità dell'azienda stessa.

Le attività legate ad intranet sono in grande crescita di credibilità e utilità. Ma sono poche le realtà in Italia, soprattutto pubbliche, in cui intranet viene usato pienamente, intranet infatti viene usato solo quando manca un numero di telefono, o vedere quando è organizzato un evento, etc.

La vera capacità di intranet è invece quella di dare informazioni e riceverne in cambio. Internet stessa è nata come intranet militare e solo successivamente è stata aperta. Ha dunque come filosofia di fondo la stessa di internet, una filosofia chiusa, riservata. Oggi la gestione di intranet all’interno delle attività pubbliche e quasi esclusivamente demandata agli informatici, intranet è considerato come uno strumento freddo. Si può considerare questo atteggiamento come uno dei grandi buchi che la corsa dell’informatica genera.

L’idea di generare contenuti per le reti interne è una grande possibilità di lavoro per chi vuole operare nel campo della comunicazione. Un problema è che intranet essendo poco visibile è anche poco studiabile. Graficamente di solito le due interfacce (intranet-internet) sono uguali, in intranet la grafica è simile a quella di internet ma più brutta, le informazioni sono simili ma meno curate.

Cosa manca dentro intranet? Intranet sembra un mondo abbandonato, internet è rivolto ad un mercato globale, intranet è rivolta allo stesso mercato globale ma settorializzato, cioè all’interno della realtà dove viene usata. Mancano la diretta, la realtà del mondo, il vero limite di intranet è la sua staticità.

Intranet è uno strumento dove il valore della comunicazione oggi è pari a zero ma ha bisogno della comunicazione per migliorare i flussi di lavoro e per meglio controllare le attività che avvengono nell’azienda (es: una buona comunicazione interna sarebbe quella di aumentare la propria comunicazione in intranet, in modo che i dipendenti non siano costretti a rivolgersi altrove, cioè ad altri siti internet, per ricevere le informazioni). Questo avviene già con altre forme di comunicazione in alcune grandi aziende, che hanno per esempio la propria radio o la propria televisione. Servono a codificare un linguaggio interno.

La comunicazione interna ha il suo valore principale nella gestione delle conoscenze non per una questione di controllo ma di armonizzazione delle conoscenze. Il centro di coordinamento è il vero cuore della comunicazione interna. Se so quali informazioni viaggiano all’interno so anche quali informazioni escono all’esterno. Non c’è comunicazione esterna se non c’è una buona comunicazione interna.

Comunicazione interna, intranet sono temi che hanno bisogno di comunicazione, hanno bisogno del linguaggio. In Italia mancano nelle aziende le figure di comunicatori interni che sappiano fare questo lavoro (per esempio nelle grandi aziende americane queste figure mediano nelle chat, regolano nella community interna lo scambio dei documenti).

E-book: un formato standard è possibile

Mentre divampa la battaglia sul controllo del mercato degli e-book, gli editori stanno cercando di iniziare ad unirsi sotto un'unica bandiera: un formato universale per i libri digitali. Già la scelta potrebbe da sola significare il cambiamento di rotta degli editori, finora scettici rispetto al nuovo mezzo.

Per questo è giunto il momento di superare le divisioni tra i vari dispositivi, perché la vera evoluzione del mercato sarà possibile solo se i lettori potranno usufruire di maggiori libertà e non inferiori rispetto al mezzo precedente: poter consultare un libro liberamente sul mezzo desiderato, è l'idea che sembra circolare tra gli editori.

David Shanks della Penguin Books ha affermato che: "Il nostro più grande desiderio è che tutti i dispositivi diventino agnostici, così da non avere formati proprietari e permettere agli utenti di leggere ciò che vogliono dove vogliono". Alcuni errori, sottolinea Susan Petersen Kennedy, presidente della Penguin, sono stati già commessi dall'industria musicale (fra i quali la lotta sui sistemi di distribuzione): quindi afferma che "non bisogna ripeterli". Il business sta cambiando e non si può rimanere incatenati ai vecchi modelli. Questo significa, tra l'altro, secondo Kennedy, che l'editoria diventerà, come l'industria del cinema, "più concentrata sui blockbuster": titoli su cui muovere la macchina da guerra del marketing.

Tuttavia un problema è rappresentato dalla pirateria: per gli editori avere uno standard significa anche provare a stabilire un sistema DRM (è un sistema con il quale i produttori mondiali di hardware e software, audio e video, limitano la libertà delle persone che comprano i loro prodotti) e un sistema distributivo in grado di contrastarla.

Facebook fa marcia indietro sulla privacy degli utenti

In riferimento all’articolo “Tutti fuori da Facebook”, il CEO (acronimo che sta per Chief Executive Officer e che indica la persona che ha la responsabilità più alta all’interno di una società. È il corrispondente dell’amministratore delegato) di Facebook, Mark Zuckerberg, è intervenuto nel corso dell’ultima edizione della D8 conference, evento organizzato dalla testata specializzata All Things Digital. Un'intervista non semplice per il 26enne creatore del social network più affollato del web. Anche perché i giornalisti Walt Mossberg e Kara Swisher non hanno esitato a parlare subito di privacy, un tema che ha di recente portato il sito in blu a più di un grattacapo.

Zuckerberg si è subito posizionato sulla difensiva dichiarando: "La privacy è molto importante per noi e credo ci siano state delle percezioni sbagliate al riguardo. Non stiamo cercando di lasciare che tutte le informazioni rimangano disponibili. Questa è una menzogna. Anzi, incoraggiamo la gente a mantenere privata la maggior parte dei loro dati. Anche se alcuni di questi, quelli basilari, dovrebbero rimanere pubblici". Zuckerberg ha quindi spiegato di aver ricevuto vari feedback da parte degli utenti, a proposito di impostazioni troppo complesse, che sono state di recente semplificate, in modo da venire incontro a critiche come quella relativa a policy più lunghe della stessa Costituzione a stelle e strisce. Zuckerberg ha sottolineato come il 50 per cento degli utenti di Facebook abbia modificato in maniera significativa le proprie impostazioni, segno evidente di un buon livello di comprensione delle stesse.

Ad esempio, Facebook ora consente agli utenti di impedire a parti terze di accedere alle loro informazioni senza il loro permesso esplicito. Renderà anche disponibili meno informazioni nella directory dell’utente riducendo il numero di installazioni necessarie per rendere private tutte le informazioni da 50 a meno di 15.

Zuckerberg ha detto che le funzioni di Facebook di default continueranno a rendere relativamente facile agli utenti ottenere informazioni reciproche visto che la società si muove sulla sottile linea che separa i diritti alla protezione della privacy dal promuovere il social networking. “Gli utenti utilizzano il servizio perchè a loro piace scambiarsi informazioni”, ha detto l’amministratore delegato e fondatore di Facebook.

Queste mosse dovrebbero tranquillizzare gli utenti di Facebook che hanno protestato perchè preoccupati per le questioni di privacy. Ma, secondo l’analista di Gartner Ray Valdes, ci sono altre voci che proseguiranno: governi, settore pubblico e difensori della privacy. Le questioni fondamentali non svaniranno. E nel tempo riappariranno.