Google Street View: ancora guai per l'azienda di Mountain View

Ancora guai per Google Street View: dopo l'inchiesta avviata dal Canada, anche l'Australia ha deciso di avviare una procedura nei confronti del servizio di mappatura di strade (e reti WiFi) con l'accusa di violazione della normativa a tutela della privacy.

Davanti alle nuove accuse Google ha ribadito ancora la sua difesa, affermando che la privacy dei propri utenti sia una delle sue priorità, scusandosi e ribadendo che la raccolta dei dati che vanno oltre la semplice registrazione anonima delle Reti WiFi sia stato solo un errore.

La decisione di Google di mostrare alle autorità europee i dati raccolti, così come l'assunzione di responsabilità circa l'impropria raccolta dati in più di 30 paesi, sembrano tuttavia aver dato il via ad una reazione a catena mondiale e, oltre alle accuse del governo australiano, si è aperto anche un nuovo procedimento negli Stati Uniti: caso aperto da una donna dell'Oregon e da un uomo di Washington, che accusavamo Google di violare la normativa federale in materia di privacy e acquisizione dei dati con la raccolta di informazioni in materia di reti WiFi. In questo caso si chiamava in causa anche una domanda brevettuale depositata da Google nel 2008 per una tecnologia relativa proprio alla raccolta dati ulteriori attraverso le Reti WiFi: ipotizzando legami tra la pratica di mappatura delle reti WiFi finora effettuata e la tecnologia sviluppata. L'eventuale legame minerebbe alle base la difesa di Google secondo cui le violazione sarebbero state involontarie. Google ha tuttavia negato l'esistenza di un qualche legame: la colpa sarebbe di un singolo Googler, tanto che il CEO di Google, Eric Schmidt, ha affermato di voler condurre un'indagine interna contro il programmatore responsabile dell'introduzione del codice incriminato all'interno della tecnologia utilizzata dai veicoli Street View, all'insaputa dei superiori.

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